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Immagine del redattoreEmilio

La giovanissima Cavese di Campilongo

La Cavese 1919 del presidente Santoriello, da ormai due stagioni ha abbracciato la linea verde, decidendo di puntare fortemente sui giovani sia in ambito prima squadra che per quanto riguarda il settore giovanile (i blufoncè partecipano praticamente a tutti i campionati nazionali e regionali giovanili e investono tantissimo in termini di scouting, andando a ricercare i campioni di domani in tutta Italia). Quest’anno, gli under schierati in campo in ogni gara della prima squadra sono stati sempre almeno cinque, fattore che vale agli aquilotti l’attuale primo posto assoluto nella speciale classifica del minutaggio dei giovani. La stagione 19/20 è iniziata con Francesco Moriero alla guida della prima squadra: l’ex centrocampista dell’Inter però non ha raggiunto i risultati sperati e dopo appena quattro giornate è stato sostituito da Salvatore Campilongo. La Cavese, al momento della stesura di questo report, occupa la 14esima posizione in classifica con 38 punti (derivanti da 9V, 11P e 10S), a -2 dall’ultimo posto utile per disputare i playoff (sfumati per un soffio la scorsa stagione) e con 6 punti di vantaggio sulla zona playout. Numeri alla mano, il tallone d’Achille della compagine campana è sicuramente la produzione offensiva: i metelliani infatti, nelle 30 gare disputate, hanno realizzato solamente 24 reti (solo Rende e Bisceglie ne hanno segnati di meno). Il rendimento difensivo è tutto sommato accettabile con 36 gol incassati, valore decisamente in linea con quelli delle squadre che occupano posizioni ben più alte in classifica (sostanzialmente solo le prime quattro ne hanno incassati molti di meno).

SISTEMI DI GIOCO

1. Base: la squadra blufoncè, dopo l’arrivo in panchina di Salvatore Campilongo (subentrato a Francesco Moriero dopo quattro giornate), utilizza come sistema di gioco base l’1-4-4-1-1 (anche se, per la cronaca, nell’ultima gara giocata contro il Potenza prima della sospensione forzata del campionato a causa del coronavirus, i metelliani si sono schierati con un 1-3-4-3, sistema mai adoperato prima nel corso della stagione). Tra i pali, il titolare è il classe ’00 Luca Bisogno mentre il suo secondo è l’altro classe ’00 (a disposizione in rosa sono ben otto i giocatori nati nel 2000 mentre quattro sono nati nel 2001) D’Andrea, giovane portiere proveniente dalla Fidelis Andria e che fino a questo momento, ha messo insieme cinque presenze. A completare il pacchetto di estremi difensori ci sono il 21enne Matteo Kucich (out per tutta la stagione a causa della rottura del legamento crociato) e l’italo-albanese Abibi (mai utilizzato fino a questo momento). La linea difesa formata da quattro uomini, vede come centrali una coppia che si è ormai consolidata nelle ultime gare, cioè quella formata dal veterano Lino Marzorati e dal classe ’00, Manuel Marzupio, giovanissimo difensore che ben sta figurando e che si è conquistato una maglia da titolare anche grazie all’infortunio di Gabriele Rocchi. Ai loro lati, si dispongono come terzini Emmanuele Matino sulla corsia destra, calciatore molto duttile proveniente dal Parma e che può anche giocare come difensore centrale, mentre sul versante mancino troviamo Niccolò Ricchi, terzino 19enne scuola Empoli. Oltre al già citato Rocchi (difensore centrale classe ’96), le alternative in difesa a disposizione di Mister Campilongo sono tutte molto giovani e “di corsia”: completano il pacchetto difensivo infatti, i terzini Vincenzo Polito, che può giocare su entrambe le fasce, Galfano, Barba e Badan. A questi si potrebbe aggiungere anche Riccardo Spaltro, altro giocatore classe ’00 che nasce come terzino destro (può giocare però anche a sinistra) ma che ormai occupa stabilmente il ruolo di quarto di destra a centrocampo. La linea mediana, oltre a Spaltro, vede la presenza sul versante mancino di Andrea Russotto, calciatore che ha anche militato in passato tra le fila di Napoli e Treviso e che risulta essere uno dei più talentuosi (se non il più talentuoso) in rosa, nonché uno degli uomini più pericolosi in zona offensiva e in contropiede. Le sue caratteristiche gli permettono di giocare con efficacia sia come esterno di centrocampo sia come seconda punta). I due centrocampisti centrali titolari invece sono attualmente Marco Castagna e Danilo Bulevardi, con quest’ultimo però in continuo e costante ballottaggio con Antonio Matera e con il veterano Francesco Favasuli (out nelle ultime giornate per infortunio ma ora completamente recuperato). Le possibilità in zona mediana non si limitano a queste: esclusi gli infortunati di lungo corso Lulli e Addessi infatti, in rosa figurano anche il classe ’00 Nunziante (già ventitré presenze per lui fino a questo momento), la bandiera blufoncè Claudio de Rosa, lo spagnolo Miguel Sainz Maza (giocatore di grande talento che può giocare sia da quarto di centrocampo a sinistra che da seconda punta) e il classe ’01 Alessandro de Luca, ragazzo dotato di una grande gamba e che si è già messo in mostra negli scampoli di partita che il tecnico napoletano gli ha concesso fino a questo momento. Aggregati in prima squadra ma per ora mai utilizzati, ci sono anche i giovanissimi Mirante e Di Fazio. In attacco, il punto di riferimento principale è sicuramente l’ex Pordenone Domenico Germinale, attaccante 32enne che nelle ventiquattro presenze messe insieme in questa stagione è andato in gol sei volte. Dietro di lui, oltre ai già citati Russotto e Sainz Maza, si possono alternare anche due veterani: il classe ’87 Christian Cesaretti (che può anche giocare da prima punta) o l’altrettanto esperto Nunzio Di Roberto, calciatore proveniente dalla Juve Stabia e che può giocare anche da esterno di centrocampo. Completano il pacchetto di calciatori offensivi il giovane italo-argentino Valentino Cernaz e i due giovanissimi Ofori e Chiacchio, mai chiamati in causa fino a questo momento. Come visto, la rosa dei metelliani è zeppa di giocatori giovani ma soprattutto molto duttili, per questo motivo oseremo definire la squadra del presidente Santoriello come camaleontica. Mister Campilongo infatti, a gara in corso e operando le dovute sostituzioni (ricordiamo che in Serie C si possono effettuare un massimo di cinque cambi in tre momenti del match), può decidere di cambiare più volte il sistema di gioco, adattandosi agli avversari e alla situazione di punteggio o di tempo restante: non a caso, si sono osservati come sistemi di gioco di base anche l’1-5-3-2, utilizzato nelle ultimissime fasi di gioco quando i blufoncè volevano difendere il risultato; l’ 1-4-3-3 con l’aggiunta di un centrocampista centrale in più è l’avanzamento dei due esterni di centrocampo sulla stessa linea della punta centrale; o ancora l’1-4-2-3-1 o l’ 1-4-2-4 messo in campo nei finali di partita in caso di risultato a sfavore. In ogni caso, a prescindere dallo schieramento adottato, la filosofia di gioco resta grosso modo inalterata. Inoltre, la suddetta duttilità permette ai vari calciatori di scambiarsi la posizione durante lo svolgimento della gara al fine di non dare punti di riferimento agli avversari. 2. In fase di possesso: in questo frangente, il primo sistema osservato è l’1-2/4-4 con i due difensori centrali bloccati dietro ed esclusi dalla manovra offensiva, i due terzini avanzati sulla linea dei centrocampisti centrali e pronti a spingersi in avanti, punta e seconda punta in linea (o comunque molto vicine con la seconda punta leggermente più indietro rispetto al compagno di reparto) con ai loro lati i due quarti di centrocampo che hanno spinto in avanti. L’altro schieramento adottato è l’1-3/3-4 che differisce dal primo sostanzialmente solo per la posizione tenuta da uno dei terzini: in questo secondo sistema infatti, il terzino lontano dal pallone resterà indietro accanto ai difensori centrali, risultando quindi fuori dalla costruzione del gioco d’attacco.

3. In fase di non possesso: quando gli aquilotti non sono in controllo della sfera, il loro sistema di gioco varia a seconda della posizione del pallone: quando la palla è nella trequarti offensiva o nei pressi del centrocampo infatti, gli uomini di Campilongo si dispongono con l’1-4-4-1-1, con i due giocatori più avanzati che si limitano a una, neanche troppo convinta (soprattutto contro avversari sulla carta più quotati), azione di disturbo in zona centrale. Quando poi la sfera rotola nei pressi della trequarti difensiva o dell’area di rigore metelliana, la squadra del presidente Santoriello si schiera con un

1-5-3/1/1 con uno dei quarti di centrocampo (solitamente quello destro) che si abbassa e allunga la linea difensiva disponendosi accanto al terzino o al posto di questo in caso di uscita in marcatura (per i dettagli vedi la successiva sezione “FASE DI NON POSSESSO”).

In caso di risultato positivo da difendere negli ultimi minuti di gara, la squadra blufoncè può anche disporsi con l’1-5-4/1 con la sola punta avanzata che resta esclusa dai compiti difensivi, mentre la seconda punta si abbassa a livello dei centrocampisti e da una mano in zona centrale. Infine, molto raramente si è anche osservata una linea arretrata composta da sei uomini, frutto di un perfetto e contemporaneo arretramento e allineamento dei due quarti di centrocampo.

Questo si verifica anche quando usano un altro schieramento di base che prevede la difesa a quattro. L’unica eccezione si registra quando sono disposti in partenza con l’1-4-2-3-1 che muta, in FDNP, in un 1-4-3-1-2 con il trequartista che si dispone dietro la punta e l’esterno d’attacco che, stringendo la sua posizione, ha affiancato l’attaccante

FASE DI POSSESSO

La modalità con la quale i blufoncè preferiscono costruire la loro manovra d’attacco, soprattutto quando non sono pressati dagli avversari, è sicuramente quella dal basso. Prima di scendere nei dettagli dello sviluppo offensivo, nella lavagna tattica che segue, andiamo ad evidenziare la disposizione in campo tenuta dai metelliani quando iniziano la loro azione d’attacco partendo dal portiere: · I due difensori centrali si portano a ridosso dell’area piccola (volendo essere precisi, si è anche osservato che, talvolta, è solo uno dei DC a portarsi nell’area piccola mentre l’altro si allarga, posizionandosi a cavallo della linea laterale dell’area di rigore, andando così a coprire lo spazio lasciato libero dal terzino);

· I terzini si allargano e avanzano la loro posizione, rendendo così disponibile ai difensori centrali la possibilità di scaricare lateralmente il pallone; · I centrocampisti centrali si scaglionano su due linee, posizionandosi uno al limite dell’area (che non sarà praticamente mai l’obiettivo del passaggio del difensore centrale) e uno più avanti sempre nella zona centrale del terreno di gioco. Quest’ultimo poi, a seconda del lato su cui si sviluppa la manovra, scivola verso la corsia per garantire o l’appoggio centrale al portatore di palla o proporsi lui come destinatario di un nuovo scarico sul lato (effettuato dal terzino) posizionandosi a ridosso della linea di demarcazione laterale (facendo quindi uno scivolamento più profondo).

Così disposti quindi, gli uomini di Campilongo danno il via alla loro sortita offensiva che prevede come prima cosa, la ricerca dell’ampiezza (concetto presente in tutto lo sviluppo della manovra). Va specificato che la costruzione bassa o si sviluppa su uno dei due lati del campo o non si sviluppa affatto, questo è dovuto probabilmente anche alla mancanza di un regista basso che potrebbe agire in zona centrale, favorendo quindi lo sviluppo in quella porzione di campo. Tornando quindi alla costruzione dell’azione, vediamo che il portiere passa il pallone ad uno dei due difensori centrali che lo controlla e lo scarica subito su uno dei due terzini (solitamente giocano il pallone sul terzino che opera sul loro lato di riferimento, cioè il difensore centrale di destra lo gioca sul terzino destro e viceversa sull’altra corsia). A questo punto, il terzino ha tre possibilità: 1. Controllare il pallone e servire subito il quarto di centrocampo posizionato davanti a lui (o all’occorrenza al centrocampista centrale [o mezz’ala in caso di 1-4-3-3 come sistema di gioco base] che si è allargato molto nel caso in cui il quarto sia andato lungo), creando così un gioco di catena. Va precisato che il passaggio al quarto di centrocampo può essere sia corto che lungo, a seconda della posizione tenuta da quest’ultimo (ad esempio, se il quarto tende a spingere molto, il terzino cercherà di servirlo con passaggi alti e lunghi in profondità, trasformando sostanzialmente la costruzione in diretta [vedi dopo per dettagli]); 2. Avanzare palla al piede sulla corsia, in questo caso il quarto di centrocampo o andrà lungo per liberare spazio, o si proporrà per uno scambio sul corto con conseguente accentramento della sua posizione per permettere al terzino di proseguire poi il suo avanzamento sulla corsia (cioè il quarto riceve palla ed entra con questa verso il centro del campo, liberando così spazio sulla fascia al terzino che può spingere liberamente); 3. Rigiocare la sfera dietro sul difensore centrale, questo si verifica quando gli avversari sono bravi a negare il gioco laterale. Lo sviluppo in questo caso prosegue poi con il DC che la passa all’altro DC che a sua volta la scarica sull’altro terzino, ribaltando così il fronte d’attacco. Il “secondo” terzino che ha ricevuto la palla ha quindi, a sua volta, le stesse possibilità appena elencate. Il ribaltamento del lato, con giro-palla che va da terzino a terzino (per fare questo talvolta fanno dei passaggi in orizzontale molto pericolosi e che possono essere intercettati dagli avversari) o anche con cambi di gioco effettuati in una zona più avanzata del terreno di gioco, è anche una delle “strategie” messe a punto da Mister Campilongo: i metelliani infatti, non disdegnano il fatto di cambiare il versante del loro attacco, andando a ricercare l’ampiezza prima su un fronte e poi sull’altro. Così facendo, attirano gli avversari su uno dei due lati del campo e poi, ribaltando il lato, provano a bucarli sul lato debole che, per forza di cose, è rimasto scoperto ad inizio azione. L’obiettivo di tutta la costruzione blufoncè è quello di arrivare in posizione utile per mettere in pratica la propria modalità di finalizzazione preferita, cioè quella mediante cross/traversoni in mezzo effettuati preferibilmente dal terzino che si è spinto in avanti (per la cronaca, il numero di traversoni effettuati è nettamente inferiore rispetto a quello dei cross tentati, pertanto possiamo affermare che la sfera in area viene sempre messa alta e raramente rasoterra). Ad attendere il pallone in area ci sono quasi sempre tre uomini: prima punta, seconda punta ed esterno di centrocampo del lato opposto a quello dal quale proviene la sfera; nell’half space più vicino alla zona palla e a cavallo della linea orizzontale dell’area di rigore invece, staziona il quarto di centrocampo che agisce su quel lato. Qualora anche il terzino opposto a quello che crossa si sia spinto in avanti (avviene poche volte), questo si posiziona nella zona oltre il secondo palo. I terzini vanno al cross sovrapponendosi al quarto di centrocampo che, come già detto, tende a stringere verso il centro del campo: se invece quest’ultimo resta largo, è il terzino che si accentra, lasciando all’esterno di centrocampo anche il compito di mettere il pallone in mezzo (va precisato comunque che è una possibilità esplorata poche volte). Un’altra giocata stereotipata del gioco blufoncè è quella che prevede la suddetta costruzione dal basso e la partecipazione alla manovra di terzino, quarto di centrocampo e seconda punta: in questa particolare azione infatti, il terzino avanza sulla corsia, scambia rapidamente con il quarto di centrocampo che viene incontro e poi lancia lungo in avanti per la seconda punta che sta attaccando lo spazio alle spalle lasciato libero dal difensore avversario che ha seguito l’esterno di centrocampo. Se gli avversari concedono la costruzione laterale ma non la possibilità di arrivare al cross, gli aquilotti, arrivati nella trequarti offensiva, cercano una rifinitura in zona centrale, coinvolgendo in rapidi scambi anche la seconda e la prima punta. Questo tipo di azione ha come obiettivo o quello di liberare spazio sulle corsie dalle quali poi far partire il solito cross, o permettere ad uno dei giocatori con più qualità (Russotto in primis) di far male agli avversari con una sortita individuale. Tutto ciò che abbiamo detto fino a questo momento, si verifica quando gli uomini del presidente Santoriello possono partire dal basso e giocare con tutta calma nella loro metà campo. Quando invece si verifica una delle seguenti condizioni, la costruzione della manovra aquilotta diventa diretta: 1. Avversari che fanno pressione alta e/o chiudono gli scarichi laterali, rendendo quindi difficili le giocate sul corto e il conseguente giro-palla; 2. Risultato positivo e quindi tentativo difesa di questo; 3. Risultato sfavorevole e quindi tentativo di accelerare l’azione offensiva e avanzare subito la posizione del pallone. In caso di costruzione diretta quindi, l’estremo difensore campano va al lancio lungo che viene effettuato o verso i quarti di centrocampo che stanno attaccando la profondità o verso la zona centrale del rettangolo di gioco, alla ricerca della seconda o della prima punta (quando è in campo il bersaglio principale di questo tipo di lancio è Cesaretti). Il lancio lungo può anche essere effettuato da uno dei terzini o da uno dei difensori centrali (nel caso in cui anche il terzino sia già andato lungo in avanti). Pertanto, in questo frangente, gli uomini di Campilongo vanno alla ricerca e alla conquista della seconda palla, che poi viene giocata o sulla corsia per andare quindi al cross o viene servita a qualcuno dei giocatori offensivi per una sortita individuale. Come già accennato, la palla lunga è un’opzione molto gettonata anche nel caso in cui i metelliani siano in vantaggio (o magari in parità contro avversari sulla carta più quotati): in situazione di punteggio favorevole infatti, i blufoncè si affidano quasi esclusivamente al “palla lunga e pedalare” con il duplice obiettivo di tenere sia lontani gli avversari dalla propria porta (evitando anche rischi inutili che potrebbero derivare dalla costruzione bassa effettuata con pressing alto avversario) sia di conquistarsi qualche calcio piazzato in zona avanzata dopo aver vinto la seconda palla (oltre ovviamente al creare qualche azione pericolosa sfruttando magari gli spazi lasciati dagli avversari nel tentativo di riacciuffare il risultato). Proprio i calci piazzati sono uno dei punti di forza degli uomini di Campilongo: il tecnico napoletano infatti, ha curato in maniera quasi maniacale queste particolari situazioni di gioco, elaborando diversi schemi sia per i calci di punizione laterali sia per i calci d’angolo (che spesso vengono battuti velocemente e sul corto). Tra i tanti, andiamo a riportare i seguenti due schemi (abbastanza simili tra loro) effettuati sui tiri dalla bandierina, principalmente sul lato sinistro: 1. Pallone giocato rapidamente su Russotto che riceve nei pressi della bandierina, rientra verso il vertice dell’area e da li lascia partire una palla tagliata verso il primo o il secondo palo; 2. Passaggio basso verso il vertice più vicino dell’area di rigore dove è posizionato un calciatore offensivo che, da quella posizione, o mette il pallone in mezzo (come Russotto nello schema precedente) o prova la conclusione da fuori. Un’altra arma a disposizione dei blufoncè è il contropiede: gli uomini del presidente Santoriello infatti, risultano essere decisamente pericolosi in questa particolare occasione, sia perché hanno diversi giocatori veloci e bravi nell’attaccare la profondità e la difesa avversaria palla al piede, sia perché viene continuamente cercata la giocata diretta in avanti una volta recuperata la sfera. Questa bravura nel contropiede è probabilmente uno dei motivi per il quale la Cavese ha ben figurato contro le “grandi” in questa stagione. I problemi offensivi che affliggono gli aquilotti infatti, sorgono soprattutto quando sono gli uomini di Campilongo a dover “fare la partita” e quindi ad avere per tanto tempo il pallone tra i piedi. Come visto infatti, seppur abbastanza codificata, la manovra metelliana risulta talvolta molto statica e/o prevedibile e di conseguenza inefficace e/o facilmente contrastabile (non a caso la Cavese ha attualmente il terzo peggior attacco del proprio girone). Facendo una rapida carrellata sui movimenti dei singoli, si osserva che: · La seconda punta tende a svariare molto su tutto il fronte d’attacco, fungendo quasi da regista avanzato e da collante tra centrocampo e attacco, soprattutto quando in quella posizione gioca Russotto; · La seconda punta tende anche a scambiarsi di posizione con la prima durante lo sviluppo della manovra o ad abbassarsi fino a centrocampo per ricevere palla (questo si registra soprattutto quando come seconda punta gioca Sainz Maza); · Quando come quarto di centrocampo giocano Russotto, Sainz Maza o Di Roberto questi tendono molto ad accentrarsi palla al piede una volta ricevuta la sfera. Il ritmo di gioco tenuto in fase di possesso dagli uomini di Campilongo è sostanzialmente medio-basso. Alla fase offensiva partecipano in nove uomini, con i due difensori centrali che restano esclusi dalla costruzione d’attacco. Accanto a questi può anche schierarsi uno dei due terzini che quindi resta basso, facendo scendere ad otto il numero dei partecipanti alla manovra offensiva.

TRANSIZIONE POSITIVA E SMARCAMENTO PREVENTIVO

Quando i blufoncè recuperano la sfera, la scelta principale è quasi sempre quella di andare in contropiede diretto. Questa giocata, nella quale gli uomini di Campilongo risultano abbastanza pericolosi, viene effettuata in due modi: 1. Attacco con palla al piede di Russotto o giocata in profondità di questo per i compagni, il numero 30 infatti quando ruba la palla parte immediatamente, e a grande velocità, verso la porta avversaria, facendo valere al meglio le sue doti tecniche e di dribbling. Quando invece non può tentare la sortita individuale, cerca di servire con passaggi lunghi/filtranti i suoi compagni di reparto che stanno attaccando la profondità; 2. Lancio lungo in avanti verso gli uomini più avanzati, questo si verifica soprattutto quando a recuperare il possesso è un uomo del pacchetto difensivo. Quando è in campo, il bersaglio principale di questi lanci risulta essere Cesaretti. Va specificato comunque che, quando il risultato è a favore degli uomini del presidente Santoriello, una volta recuperato il pallone, i metelliani cercano di proteggere il possesso, nel tentativo di far passare un po’ di tempo e magari conquistare qualche calcio piazzato spingendo gli avversari a commettere fallo, spezzando quindi il gioco e abbassando il ritmo della gara. Lo smarcamento preventivo è fatto solamente dai due giocatori più avanzati, cioè la prima e la seconda punta (quest’ultima, negli ultimissimi minuti di gara può anche abbassarsi e dare una mano in difesa, facendo quindi restare in smarcamento preventivo il solo terminale avanzato).


FASE DI NON POSSESSO

Partiamo subito dicendo che la prima azione difensiva NON è praticamente mai la pressione alta: gli aquilotti infatti, non prevedono questo tipo di giocata nel loro gameplan difensivo e pertanto gli avversari sono sostanzialmente liberi di avanzare o far girare il pallone nella loro metà campo. I due uomini più avanzati, cioè la prima e la seconda punta, si limitano a fare una leggerissima azione di disturbo quando gli avversari fanno transitare la sfera in zona centrale ma raramente con questa riescono a creare problemi o a recuperare il possesso del pallone. Questa azione di disturbo diventa più convinta solamente contro avversari sulla carta più scarsi della squadra di Campilongo (questo viene fatto per mettere loro pressione e costringerli ad affrettare la giocata o a lanciare lungo in emergenza vista la scarsa qualità individuale) mentre resta timida e scarsamente efficace contro squadre più quotate e dotate di individualità importanti. Un leggero aumento di aggressività lo si registra quando la squadra avversaria prova a costruire la propria manovra su una delle corsie nei pressi del centrocampo: in questo caso infatti, il quarto di centrocampo uscirà in marcatura verso il portatore di palla, nel tentativo di negare la giocata laterale e costringere gli avversari a tornare indietro e/o spostare la loro sortita offensiva in zona centrale dove i metelliani sono ben posizionati e fanno tanta densità. Come detto nella prima sezione di questo report, la Cavese, in FDNP cambia la propria disposizione in campo a seconda della posizione del pallone: quando gli avversari arrivano a giocare a ridosso della trequarti blufoncè infatti, gli esterni di centrocampo si abbassano e vanno ad allungare la linea di difesa (questo ovviamente porta i quattro componenti della linea difensiva ad avvicinarsi tra loro). Su questa giocata però sono doverose delle precisazioni: se infatti il quarto di centrocampo destro (Spaltro) si abbassa quasi sempre in modo puntuale e preciso, lo stesso non si può dire per quello che opera sul lato mancino che risulta invece spesso e volentieri fuori posizione e/o troppo avanzato (probabilmente anche a causa della natura più offensiva del giocatore schierato in quella posizione), lasciando così praticamente sguarnita tutta la corsia sinistra come si può anche notare nella lavagna tattica riportata qui di seguito.

Come detto, questo scivolamento all’indietro dei quarti di centrocampo, con conseguente allungamento della linea difensiva, avviene solamente quando gli avversari sono già a ridosso della trequarti aquilotta, con gli esterni di centrocampo che invece restano in linea con i compagni di reparto centrali quando la squadra avversaria è nella propria metà campo o nel cerchio di centrocampo: pertanto, se un uomo offensivo avversario taglia tra terzino e difensore centrale e viene servito da un lancio lungo effettuato dalla metà campo difensiva, la difesa blufoncè registra notevoli difficoltà e vulnerabilità (in breve, può essere utile lanciare lungo e provare a servire un uomo che taglia tra terzino e difensore centrale i quali risultano lontani tra loro). L’arretramento da parte dei quarti di centrocampo risulta fondamentale anche quando gli avversari attaccano sulle corsie e il terzino metelliano esce in marcatura verso il portatore di palla: in questo caso infatti, come si può anche osservare nella lavagna tattica che segue, ad occupare la posizione accanto al difensore centrale ci pensa proprio l’esterno di centrocampo, che si abbassa e va a ricomporre la linea di difesa da quattro uomini (tra l’altro, il terzino esce in marcatura proprio perché sa bene che alle sue spalle non si formerà un buco ma ci sarà adeguata copertura). Anche questa situazione la si osserva più frequentemente sul versante destro.

Nella manovra difensiva degli uomini del presidente Santoriello, anche i centrocampisti centrali hanno un ruolo importante, soprattutto in caso di giocata laterale da parte degli avversari: come si evidenzia anche nella lavagna messa qui di seguito, il CC lontano dalla zona della palla si abbassa tantissimo verso i difensori centrali, andando così a fare densità insieme a loro, mentre il centrocampista centrale più vicino al centro di gioco si posiziona nell’half space e a cavallo della linea orizzontale dell’area di rigore, coprendo parzialmente lo spazio libero lasciato dal terzino che esce verso il portatore di palla avversario. Lo scaglionamento dei centrocampisti centrali lo si registra talvolta anche nelle prime battute della fase di non possesso, con uno dei due che si posiziona più basso davanti alla difesa.

È proprio sui cross/traversoni avversari che si evidenzia un altro dei punti deboli della retroguardia blufoncè: tutti i giocatori deputati alla difesa infatti scappano verso la porta, schiacciandosi molto a ridosso dell’area piccola e lasciando totalmente sguarnita la zona dietro al dischetto del rigore e al limite dell’area, che quindi può essere facilmente sfruttata dagli avversari con palloni giocati in quella zona (soprattutto con i traversoni) o in caso di respinta corta. Risultano invece tutto sommato bravi nel gioco aereo con i difensori centrali che spesso trovano il tempo giusto per lo stacco di testa. Quando invece gli avversari attaccano in zona centrale o nell’half space, i metelliani fanno tanta densità in zona palla, sfruttando anche la massiccia presenza di uomini in quelle zone del campo. Un’altra caratteristica peculiare della fase di non possesso aquilotta è quella che vede uno dei due difensori centrali uscire spesso in avanti quando l’attaccante avversario si abbassa per ricevere: in pratica, quando uno dei terminali offensivi avversari arretra la propria posizione, uno dei DC tende a seguirlo per non permettergli una facile ricezione e costringerlo praticamente alla sola sponda effettuata spalle alla porta. Questo però, se da una parte risulta efficace, dall’altra libera tanto spazio alle spalle del difensore centrale che è uscito spezzando la linea di difesa, spazio che quindi può essere attaccato giocando rapidamente la palla in quella zona (magari proprio immediatamente dopo la sponda dell’attaccante). A chiudere parzialmente questo buco, ci pensa il terzino che stringe la sua posizione (con conseguente abbassamento del quarto di centrocampo che assume temporaneamente il ruolo di terzino) ma questa copertura non avviene sempre col tempo giusto. Quando sono in svantaggio, i metelliani tendono ad aumentare la durezza dei propri contrasti, commettendo quindi più spesso fallo e beccandosi, di conseguenza, tanti cartellini gialli (infatti la Cavese è terza nella speciale classifica delle ammonizioni, con ben 94 gialli incassati). Gli uomini del pacchetto difensivo difendono a zona. Sui calci d’angolo a sfavore, la marcatura scelta da Mister Campilongo è la classica marcatura “mista” con alcuni uomini messi in marcatura stretta sui saltatori avversari più pericolosi e altri invece che vanno alla ricerca della palla. I raddoppi sono molto rari e vengono portati solamente sul lato grazie alla collaborazione di terzino ed esterno di centrocampo. Alla manovra difensiva partecipano quasi sempre nove uomini, gli unici esclusi da questa sono la prima e la seconda punta che restano più avanzati e pronti a partire in contropiede. Negli ultimi minuti di partita, soprattutto quando il risultato è a favore degli uomini di Campilongo, alla fase difensiva partecipa anche la seconda punta che si abbassa e da una mano in zona centrale e nei pressi dell’area di rigore, facendo quindi aumentare a dieci gli uomini attivi in copertura.

TRANSIZIONE NEGATIVA E COPERTURA/MARCATURA PREVENTIVA

La scelta adottata dagli uomini di Campilongo in caso di palla persa è praticamente sempre la stessa: scivolare all’ indietro e riorganizzarsi in difesa. I blufoncè infatti, evitano praticamente qualsiasi tipo di gegenpressing, limitandosi solamente a una leggera azione di disturbo sulle corsie quando la sfera viene persa all’altezza della trequarti avversaria. In marcatura preventiva solitamente i due difensori centrali in quanto questi sono esclusi dalla manovra offensiva. A questi può aggiungersi anche uno dei due terzini, allungando quindi a tre elementi la lista dei giocatori pronti a rintuzzare gli eventuali attacchi immediati degli avversari.

SWOT ANALYSIS

Punti di Forza: - Grande duttilità dei giocatori presenti in rosa che permettono di cambiare sistema di gioco a gara in corso; - Potenzialmente molto pericolosi in contropiede; - Giocate e movimenti abbastanza ben codificati per entrambe le fasi di gioco; - Molto pericolosi sui calci piazzati, soprattutto sui calci di punizione laterali e calci d’angolo grazie ai tanti schemi a disposizione; - Quando sono in vantaggio si compattano ancora di più e diventa difficile scardinare la loro difesa; - Qualche individualità di spicco per la categoria che può cambiare il risultato con una giocata individuale. Punti Deboli: - Manovra offensiva spesso troppo lenta e prevedibile, di conseguenza poco efficace; - Pochissime modalità di finalizzazione; - Arretramento dei quarti di centrocampo non sempre effettuato in maniera precisa (soprattutto sul versante mancino) che lascia totalmente sguarnite le corsie; - Quando vanno in svantaggio commettono troppi falli e si limitano sostanzialmente ai lanci lunghi quando sono in possesso della sfera; - Assente ogni forma di pressione alta con conseguente tanto spazio lasciato agli avversari in fase di costruzione; - Zona dietro al dischetto e limite dell’area non coperto quando gli avversari attaccano sulle corsie; - Non sempre perfetti sui tagli effettuati tra terzino e difensore centrale, soprattutto quando la palla viene lanciata lunga dagli avversari dalla propria metà campo. Opportunità: - Negare loro la costruzione dal basso laterale facendo pressione alta e chiudendo gli scarichi sulle corsie. Così facendo si costringe loro a lanciare lungo e quindi ad optare per la sola costruzione diretta; - Sfruttare la corsia sinistra che risulta spesso sguarnita a causa del cattivo posizionamento dell’esterno di centrocampo; - Invogliare uno dei difensori centrali a seguire l’attaccante che si abbassa, facendogli spezzare la linea difensiva e attaccare quindi lo spazio libero che esso lascia alle sue spalle; - Giocare la palla dalle corsie verso la zona dietro al dischetto del rigore o verso il limite dell’area, provando magari anche la conclusione da fuori; - Lanciare lungo dalla propria metà campo andando alla ricerca di un attaccante che taglia in profondità tra il terzino e il difensore centrale blufoncè. Rischi: - Essere bucati in contropiede o da una giocata individuale; - Essere beffati su un calcio piazzato anche a causa dei tanti schemi che posseggono per queste particolari situazioni; - Concedere loro troppo spazio sulle corsie; - Andare in svantaggio e non riuscire a recuperare a causa della loro compattezza difensiva.

VALUTAZIONE FINALE E VOTO

Il presidente Santoriello, all’inizio di questa stagione ha fatto una scelta molto coraggiosa ma che, alla luce dei risultati acquisiti, possiamo tranquillamente dire sia stata quella giusta. La sua squadra, fino all’interruzione del campionato, viaggiava spedita verso una comoda e tranquilla salvezza, nutrendo anche la speranza di acciuffare in extremis uno degli ultimi posti buoni per disputare i playoff, giocando questi ultimi poi a viso aperto e senza nulla da perdere. Insomma, in un periodo nel quale tante società di Lega Pro stanno cercando di capire come andare avanti e far quadrare i conti, il modello societario e gestionale della Cavese può fare sicuramente scuola.

VOTO FINALE: 7.5


Domenico Scognamiglio

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